POLEMICHE CORTEO STORICO, MA I BARESI
PREDILIGONO LA TRADIZIONE O IL NUOVO?
Il presidente della Fiera Patroni Griffi è più favorevole al rispetto dell’animo popolare dei baresi mentre il priore della Basilica Ciro Capotosto dice sì alla scoperta del nuovo. Voi cosa ne pensate?
di Samantha Dell’Edera
BARI – L’amministrazione continua a ricevere critiche per il corteo storico firmato da Sergio Rubini: i baresi proprio non hanno apprezzato l’evento. “Ha voluto fare un film tutto suo senza pensare a cosa davvero volevamo noi”, hanno detto in molti. Tra gli aspetti sotto attacco: l’assenza delle transenne, della spettacolarità, la velocità dei figuranti, l’impossibilità di seguire molte fasi del corteo come ad esempio quando ha attraversato la muraglia. Il giornalista Fabrizio Versienti, nell’editoriale “Un’idea anti flop” ha confrontato il corteo popolare, sempre amato dai baresi con quello più “intellettuale e culturale” proposto dal regista Sergio Rubini. Consigliando poi all’amministrazione di scegliere il 6 dicembre come data per sperimentare, e di lasciare invece inalterata la tradizione del 7 maggio.
Gli esponenti della città
Il Corriere del Mezzogiorno ha dato voce a due esponenti della città di Bari, il presidente della Fiera del Levante, Ugo Patroni Griffi, che invita al rispetto dell’anima popolare dei baresi, e il priore della Basilica, padre Ciro Capotosto, che è favorevole alla scoperta del nuovo. “Bisogna dare alla gente quello che vuole e in questo caso ciò che vuole è vedere preservata l’anima popolare degli eventi, non quella intellettuale. Così ad esempio ho fatto per la Campionaria”, ha detto Ugo Patroni Griffi. “Questa nuova immagine del corteo sarà apprezzata, è giusto aprirsi al nuovo”, ha detto invece padre Ciro. Le interviste complete domani, 10 maggio, sull’edizione cartacea del Corriere del Mezzogiorno.
C’era grande attesa quest’anno per il corteo storico di San Nicola diretto da Sergio Rubini. Le ambizioni erano «alte»: un allestimento rigoroso, per quanto non privo di trovate a effetto (almeno sulla carta) come la «penombra» delle fiaccole al posto della solita illuminazione artificiale urbana, e soprattutto la volontà d’immaginare un San Nicola santo «delle genti», coinvolgendo le comunità immigrate in città. I risultati, però, non sono stati all’altezza delle aspettative. Quelle fiaccole hanno forse funzionato bene tra le mura del centro storico, ma sulla spianata di corso Vittorio Emanuele rendevano difficile seguire bene cosa accadeva nel «corpo» del corteo. Poi molti si sono lamentati per le troppe innovazioni rispetto alla «liturgia» della tradizione (peraltro inventata di sana pianta). Invece, ha funzionato egregiamente lo spettacolo di ieri, con le Frecce tricolori e il lungomare «impazzito» dalle quattro del pomeriggio, e naturalmente i fuochi d’artificio, le bancarelle di carne arrosto e birre, la focaccia e tutto il solito corredo da sagra paesana.
Il punto è proprio questo: che la festa di San Nicola di maggio, nonostante i suoi momenti di sincera devozione confinati ad orari diurni e antelucani, resta nelle sue appendici notturne una festa popolare, la più autentica festa dei baresi. Ogni tentativo fatto finora per alzarne il tono, sul piano storico-culturale e su quello del marketing territoriale, puntando su un brand San Nicola di appeal internazionale, si è sempre scontrato con questa resistenza della «pancia» della città. Perfino il corteo storico firmato da Luca Ronconi nel 1987 fece storcere il naso a molti nonostante mettesse in piazza tutta la sapienza teatrale del grande regista, appunto perché troppo «sofisticato». Meglio andò a Valerio Festi, il signore delle feste di piazza dell’era Tatarella-Di Cagno Abbrescia, che nel 2001 allestì uno spettacolo tra il circense e il cinematografico, di quelli da guardare a bocca aperta, e quindi più in sintonia con l’autentico spirito della «festa dei baresi», pagana e goduriosa, impregnata di odori grevi d’involtini d’interiora e caramello, sudore e birra. Con questa sua natura dovranno fare i conti, ancora e sempre, quelli che vorranno immaginare scenari e obiettivi più «alti». Allora, un consiglio: continuate a provarci, ma concentratevi sull’invenzione di qualcosa di completamente nuovo intorno alla data del 6 dicembre, liberi dal peso della tradizione. Cercando di collegarla all’inaugurazione della stagione lirica e al vicino Natale (San Nicola come Santa Claus), a qualcosa capace davvero di richiamare pellegrini e turisti in città. Così, di feste ne avremo addirittura due e saremo tutti contenti.