Il gusto per il Cinema (non posso ancora definirlo amore) mi ha preso dopo una vita di palcoscenico. E’ un gusto delicato e avvolgente. Credo che con questa straordinaria esperienza con Sergio Rubini, sto viaggiando verso l’innamoramento. Se diventa amore saranno guai alla mia età.
Il Film “L’uomo nero” è appena cominciato e con Sergio sono indebitato pesantemente … nel senso che gli devo questa, che in fondo posso definire la mia prima vera e propria esperienza cinematografica ad alto livello professionale (senza dimenticare quando mi fece tremare i polsi facendomi doppiare Depardieu)e gli devo i cinque chili di peso che mi ha fatto perdere fin’ora più altri cinque che mi ha indicato come seconda tappa.
Rubini è Attore di razza. Al servizio dell’attore indirizza tecnica e mezzi. Il suo metodo di lavoro non è un gioco di finzioni. Il suo “recitare” deriva dal “to play” e, “giocando”, viaggia verso verità quotidiane e psicologiche. Proprio in questo gioco con i suoi Attori/personaggi, tradisce il suo retroterra teatrale. Con lui si lavora benissimo per tante ragioni. Si prova come si fosse in Teatro senza nascondere che il risultato è anche fatica fisica. Poi si avvale di una squadra giovane, preparata ed efficiente.
Sono rimasto colpito anche dallo straordinario livello del Cast di cui Sergio ha saputo circondarsi ne “l’Uomo nero”. Mario Maranzana , Valeria Golino, Anna Falchi, Margherita Bui, Riccardo Scamarcio, Maurizio Micheli, Fabrizio Gifuni, per citarne solo alcuni già incontrati sul set. Insomma non male sentirsi tra cotanta compagnia. Poi gli amici baresi che collaborano spesso con me e l’Abeliano, Pinuccio Sinisi e Mariolina De fano.
Il mio personaggio è Venusio. Un professore di francese, anche critico d’arte, frustrato e di provincia. Una specie di antagonista del capostazione-pittore (Rubini)al quale avvelena la vita con le sue “critiche” sulla gazzetta e con la complicità di un avvocato (Micheli).
Cos’altro mi ha colpito oltre la bravura di regista e attori?… Bellezza dallo sguardo divino e infernale, quella della Golino. Misteriosa. Quasi fosse scolpita da un poeta del marmo.