Noi siamo quello che mangiamo: questo teorema lo si può sottoscrivere non già in ossequio alla weltanshaung di un pensatore tedesco come Feuerbach, ma – più semplicemente, più mediterraneamente – in relazione al pensiero gastroculturale di un “custode della memoria” come il barese, compianto, Luigi Sada, che, attraversando Saverio La Sorsa e dopo aver dimostrato (con Vincenzo Valente) la meridionalità del Liber de coquina, ci ha donato alcuni libri che, da padri putativi, precedono il succulento lavoro di Signorile in quello scaffale speciale che ogni cultore di storia patria, ogni amante della baresità deve tenere in casa insieme ai lari, per potercisi specchiare, riconoscere e ‘arricreare’.
Pertanto, al di là del tono dialogico e “strapaesano”, complice e ammiccante, questo ricettario ha pieno diritto di far parte della mappa di riferimenti identitari che aiutano una comunità a orientarsi nel percorrere il difficile sentiero che porta dal passato al presente.
Un libro che la Gelsorosso ha assaporato, gustato ed inserito nel proprio catalogo, perchè tra l’emblema del ragù (di cui signorile è noto nonchè devoto cultore) e la pianta che rappresenta la nostra editrice c’è una stretta parentela non solo dal punto di vista cromatico. Allora Vito, aggiungi un posto a tavola, ma – mi raccomando – un posto per ognuno dei baresi, cui auguriamo buon appetito e buona memoria. Lino Angiuli