Dedicato al fantasma del Petruzzelli
Era affacciato alla ringhiera del lungomare malgrado il maestrale schiaffeggiasse la sua barba con la schiuma del mare. Stormi di gabbiani interrompevano l’orizzonte. Il giovane cronista, incuriosito, gli si avvicinò e riconobbe il vecchio solitario, un po’ tocco, spesso oggetto di scherno da parte dei ragazzini del quartiere, perché raccontava di essere stato un attore, di aver assistito da giovane al rogo del Teatro Petruzzelli, di essere diventato amico del fantasma del Teatro e di intrattenersi spesso a chiacchierare con lui. Veramente aveva conosciuto il fantasma del Petruzzelli? E quando? E cosa si dicevano?
Il vecchio attore scrutò a lungo gli occhi del giovane cronista. Non vi scorse malizia… Sì, lo aveva proprio conosciuto! Subito dopo il fattaccio. Sofferente di insonnia, intirizzito, immalinconito dalla solitudine, ferito dalle tante chiacchiere, ma…”lo spettacolo deve proseguire!” Sì, il fantasma aveva fatto sua quella massima che consola gli attori quando lasciano fuori dal palcoscenico la disgrazia e si costringono ad andare avanti.
A quel tempo la televisione già creava dal nulla mostri e modelli di perfetta ipocrisia. E illusioni di ricchezza. E illusioni di compagnia. E bramosìa del nulla. Il diavolo non contrattava più l’anima ma il cervello. La civiltà del Grande Fratello aveva decretato la solitudine dell’uomo, La civiltà dell’apparire imponeva finte lacrime a tutti. Le ceneri del grande Teatro erano spente da tempo eppure tutti continuavano a versare lacrime. La Città metropoli esigeva un grande Teatro ultramoderno, la Memoria esigeva la perfetta ricostruzione del vecchio, glorioso Petruzzelli. In pochi anni avrebbero potuto soddisfare l’una e l’altra esigenza, ma non se ne fece nulla!
Ma cosa accadrà, azzardò ancora il giovane cronista, e che ne sarà del buon fantasma?…
La Città ritroverà la misura d’uomo…e il fantasma piangerà una lacrima vera… ballando un inno al carpentiere… mai più la pioggia bagnerà la sua solitudine… un canto cullerà il suo riposo… sulle spalle amiche di un attore.
Il giovane cronista ascoltava commosso e affascinato da quel vecchio la cui folta barba bianca emetteva bagliori di salsedine. Venne distratto dal grido dei gabbiani. Si avviò senza averlo potuto ringraziare cercando di ricacciare con forza l’impressione che il vecchio fosse volato via con i gabbiani.
Vito Signorile