Ambientazione surreale che evidenzi l’opera devastatrice dell’uomo.
Un tramonto che potrebbe essere un’alba.
Un cavallo di dimensioni naturali, a dondolo, montato su ruote, è tirato a briglia da Trip, un personaggio dalla pancia enorme, che veste un vecchio e rattoppato frac da maggiordomo.
Sul cavallo giganteggia la figura di Chisciò, un personaggio magrissimo che ostenta nobiltà e atteggiamento da don Chisciotte col suo tipico copricapo e la sua lancia.
La pancia del cavallo a dondolo, apribile con uno sportello laterale, si rivelerà contenitore di tutto il necessario per rifocillarsi, apparecchiare, scrivere, telefonare, coprirsi, ripararsi dalla pioggia e dal sole, massaggiare, vedere la tv, collegarsi in internet ecc.
I due avanzano in assoluto, lunghissimo silenzio…
CHISCIO’: … E’ questo che mi piace di te… sai ascoltare anche il silenzio… quando si sfasciò la comitiva pensai: Trip è l’unico amico vero…è l’unico che mi capisce al volo…è l’unico che non ha tentato di fare la dichiarazione a Dora, mentre tutti gli altri non perdevano occasione per “fiondarsi” a Marnarìdd, con la scusa di comprare i confetti, e si mettevano a fare gli occhi dolci alla mia Dora…comunque anch’io capisco al volo te…lo so che sei preoccupato per la lingua, ma non devi preoccuparti, perché lì dove andiamo parlano esattamente come noi, solo un po’ più lentamente…non ti ho mai raccontato di quel mio amico barese che stava rinunciando a un viaggio premio a Parigi convinto di non conoscere la lingua?… lo convinsi che era stupido rinunciare a un viaggio a Parigi per via della lingua visto che lì parlano esattamente il nostro dialetto… solo un po’ più lentamente…quando tornò mi abbracciò e mi raccontò che appena arrivato a Parigi, volle subito verificare la cosa. Entrato in un bar disse al barista: “p-ppia-cè-r – nu – be-cchi-ìre d’ac-qua” e il barista: “mi-né-ral – o – na-tu-ral?” “mi-ne-ral – na-tu-ral”…”no-stè-ve-a-di-sce – l’acque – la – uè – mi- ne-ral – o – na-tu-ral?” “mi-ne-ral – mi-ne-ral…na-tu-ral”…”fa-ci-me adac-che-sì, mo – te – la – do-gghe – mènz – e – mènze – va – bbune?” “va – bbune – gra-zzie”. Dopo che ebbe pagato, mentre stava uscendo, il barista gli chiese: “che-mbà – ma – se-gne-rì – sì – ba-re-se?” “gnor-sì” “e – per-cè – stà – ppa-rle – fra-nge-se?”…
Ormai non potevamo più restare a Bari! Ti rendi conto?… il prossimo sette Maggio faranno una grande cerimonia per la restituzione delle ossa di San Nicola… Cose da pazzi!… e pensare che uno dei miei avi fu con la spedizione che rischiò la vita per il sacro furto… e tutto questo a causa delle visioni di Teresa il cieco! Già è una stronzata fidarsi di uno col nome di donna…Trip!… secondo te uno che è cieco, come fa ad avere delle visioni?…(Trip vorrebbe rispondergli ma poi rinuncia con un eloquente gesto che significa “chissà”)… “questa è la volontà del Santo” così ha detto… “il significato della visione è chiarissima”…dice che, nella visione, San Nicola è sceso dal baldacchino per sgranchirsi e ha scoperto per caso Punta Perotti, si è messo una mano alla fronte, ha raccolto in un fazzoletto le sue cose ed è uscito dalla Chiesa… potevano essere le cinque e mezza, le sei… un “topino” lo ha aggredito alle spalle, gli ha rubato una palla ed è scappato col suo vespino… San Nicola si è tolte le scarpe, lo ha inseguito a piedi, lo ha acchiappato, prima ha sfasciato il vespino e poi gli ha fatto un “Sant’Antonio” riducendolo come San Lazzaro… poi lo ha guarito con un segno di croce, gli ha regalato un grosso pesce di plastica con i pedali e si è avviato a piedi sul mare, scomparendo all’orizzonte… Teresa il cieco, dice che se si contrasterà questa restituzione delle ossa di San Nicola, tutti i pesci diventeranno di plastica e gli uomini per novecento anni mangeranno solo brodo e cicerchie!… a proposito, Trip, il mio stomaco reclama e le mie reni pure! Che ne diresti di fare una sosta?
(Trip aiuta Chisciò a smontare da cavallo)
CHISCIO’: (sgranchendosi) Quanto tempo è che siamo in viaggio?
TRIP: (con ambiguità per la quale si può indifferentemente capire che sono in viaggio da molto o da pochissimo tempo) Ehee!
(quindi, prelevando tutto dalla pancia del cavallo, offrirà una sedia a chisciò, disporrà un televisore, lo accenderà e mentre si sentirà la siglia del tg, aprirà un ombrellone, disporrà un completo da pic nic, indosserà una giacca da cameriere, quindi servirà delle vivande e praticherà un massaggio a Chisciò, poi mangerà a sua volta.)
GIORNALISTA TG: “ Buon giorno, ma vediamo il servizio”…(dopo qualche attimo di silenzio, con imbarazzo) “ …scusate, c’è qualche problema di collegamento con la nostra Giusy a San Giovanni Rotondo”…( la frase è quasi interrotta da una voce femminile)
VOCE FEMMINILE: (molto sdolcinata col classico eccesso di sensualità fuori posto )“Buon giorno, siete collegati con San Giovanni Rotondo, dove, nel nome di Padre Pio e con la benedizione del Papa Celestino V, sponsor ufficiale del programma, si sta svolgendo il gioco senza frontiere LA DISFIDA DI BARLETTA. Il conduttore italiano è il nostro Ettore Fieramosca a cui sono pervenute già diverse domande di partecipazione con numerose originali proposte di inni di battaglia. Ricordiamo ai telespettatori che per partecipare ai nostri giochi bisogna saper cavalcare e dare di scherma e bisogna comporre una canzone o un inno o uno slogan per i cavalieri italiani. Ed è proprio facendovi ascoltare l’inno finalista di questa settimana che la vostra gattina Giusy vi saluta.
(si sente l’inno di Forza Italia)
GIORNALISTA TG: “Ricordiamo infine che tele-radio Padre Pio si è aggiudicati i diritti di trasmissione della grande cerimonia che si svolgerà il sette maggio a Bari, per la restituzione delle ossa di San Nicola. Anche in questa occasione ci sarà un gioco a quiz condotto da Simeone il marinaio e da Angiola detta “la Portapannére”. Ai primi cento partecipanti sarà garantito il posto in prima fila più pane e pomodoro gratis, mentre solo al primo classificato toccherà spupazzarsi per una settimana la Giusy”…
CHISCIO’: Trip, ti prego, metti a tacere quell’aggeggio… (Trip esegue mentre si sente un’espressione di disappunto della voce tv)…l’unica voce che si ascolta volentieri è la voce del silenzio… (pausa) Trip…secondo te è più colpevole il corrotto o il corruttore?
TRIP: (ancora con la sua ambigua espressione) Ehee!
CHISCIO’: quando faremo tappa a testimoniare al processo… hai letto i giornali? Il processo del secolo: “Il corruttore del giornalista corrotto”. Non dobbiamo avere dubbi… e non dobbiamo lasciarci ingannare dalla filosofia con cui i media girano intorno ai problemi e mistificano la realtà per qualche compratore in più.
Che titoloni! E che dubbi!… a proposito, Trip, tieni a mente che devo confutare un bel po’ di storie al mio amico Amleto quando lo incontriamo.
… Un corruttore è meno colpevole se corrompe uno che è già corrotto?
… Stuprare una puttana è meno colpevole che stuprare una vergine?
… Un giornalista può essere paragonato ad una puttana?
… E’ più colpevole un giornalista corrotto o un giudice corrotto?
Non dobbiamo cascarci Trip! Devo continuare ad allenarmi. Voglio che la mia testimonianza sia assolutamente … (lunga pausa) diversa, insolita, convincente, minuziosa, avvincente, caparbia, sorprendente, clamorosa, divertente e commovente… e dopo non voglio aspettare la sentenza… noi proseguiremo per la nostra strada, trip, continueranno a parlare della nostra follia, ma si cuoceranno nel loro stesso brodo. Polpo docet!
All’opera, mio fedele servitore e compagno di profonde conversazioni…ed eloquenti silenzi… (trip prende una specie di copione, muove qualche elemento, forse indossa una toga per ricreare una specie di ambientazione di tribunale)
… Signori Giudici, signori della giuria, signori e signore…
Tutto cominciò quando un piccolo nugolo di grassi proprietari terrieri senza scrupoli ( avevano già rubato le terre degli indiani) si rese conto di trovarsi in Texas, cioè in America, dove ci si poteva ingrassare ancora di più a spese dei piccoli coloni, specie se neri, applicando la legge del più forte oppure col semplice trucco di sputtanarli per poterli eliminare impunemente. Incoraggiati dai successi della strategia dello sputtanamento, si convinsero che quella strategia poteva funzionare anche al contrario. Sarebbe bastato bombardare la gente attraverso i giornali per convincerla della bontà di qualsiasi nefandezza fosse loro venuta in mente. Infatti riuscirono a convincere la gente che loro erano belli, puliti e buoni, naturalmente ricchi, ma all’occorrenza anche poveri (ma sempre belli). Da allora si riuniscono segretamente, alla maniera del K.K.K. almeno una volta alla settimana, e festeggiano la buona riuscita dei loro piani, con una grande mangiata di penne all’arrabbiata o al nero di seppia. Poi brindano alla loro geniale intuizione e cioè quella di aver piazzato i propri uomini bianchi e di provata fede (garantita da foglio paga in nero) nelle pagine chiave dei giornalini di tutto il Texas. Da quelle pagine i fedeli leccaculo e papponi bianchi, garantiti dalla trionfante società dell’apparire, del vuoto etico, dell’assenza morale, del conflitto d’interesse, del voltagabbana d.o.c., a cui hanno dato un contributo non indifferente, si danno un gran da fare per apparire a loro volta giornalisti veri, probi e schic, tutta penna, chiesa e cantina, e grande senso del dovere. Instancabili nelle auto celebrazioni e nelle celebrazioni dei propri grassi datori, tutti col ranch di facciata ma in realtà pronti a scatenare guerre senza quartiere per annientare chiunque si frapponga alle loro manie di grandezza e smanie per la conquista del petrolio. Da allora…
Pappapappapapp! Piccoli giornalisti per piccoli giornali crescono. Ma forse c’è un equivoco di fondo. Senza scomodare luminari della Scienza, si capisce che parte della colpa va attribuita ai loro padri; è noto l’aneddoto di una famosa penna alpina, ricoverata alla neuro della Legione Straniera, reparto “pericolosi per gli altri”, che racconta come da piccolo, mentre leggeva il corriere dei piccoli, ebbe ad esclamare: papà, papà! Da grande voglio fare il giornalista. E il Padre: va bene figliolo, comincia a mettere i soldi da parte che poi ti compro l’edicola all’angolo.
(nel silenzio più totale appaiono sullo schermo i titoloni del K che emigra. Dopo alcuni titoli, mentre altri ne scorrono, parte la canzone “non partir” cantata da Toni Dallara o dal cantastorie che lo imita.)
(nel silenzio scorrono cifre di contributi pubblici a k, quindi i titoli dello sfratto per trenta milioni di lire. Seguono immagini del film cabaret, dove si canta la canzone money money, oppure è il cantastorie che indossando qualche elemento che faccia riferimento al film, ne canta un brano.
Titolone di ennesima minaccia di emigrazione di un K quindi, a stacco, lo spezzone della trasmissione di toti e tata in cui toti, prima di leggere la sua poesia, urla alla madre: “vattinne…te n’ada scì da ddò”.
Tornando ai grassi proprietari terrieri, accadde che i più grassi fecero famiglia a parte. Si muovevano sempre meno a causa del grasso che, al minimo movimento, colava da tutte le parti misto a sudore e merda, ebbero un’ennesima idea geniale: gestire dei saloons dove si poteva consumare un piatto di penne alla “come le vuoi”, ovviamente di produzione propria e assistere a spettacoli eccellenti. A “renderli” eccellenti ci pensavano i soliti redattori di giornalini e tivvuette. Più si affermava la società dell’apparire, più risultavano validi i metodi pubblicitari. L’eccellenza si imponeva con la ripetitività! Naturalmente perché gli affari potessero andare a gonfie vele bisognava che i grassi controllassero tutto. I concorrenti, guerra indiana docet, andavano prima sputtanati, poi eliminati; alle mode e ai gusti della gente pensavano gli amici nei giornalini; tutti i posti chiave per il controllo degli alcolici e degli spettacoli alla moda, vennero occupati dalla famiglia che aveva ormai diramazioni e picciotti in tutti gli Stati dell’Unione. Democrazia vuole che vi siano organi di controllo per l’apertura di saloon e per la loro tenuta. Nessun problema: i grassi piazzano uno della famiglia nell’organo di controllo in modo che si possono controllare da soli senza scomodare nessuno. Le uniche volte che si scomodano sono per controllare i concorrenti e farli sparire, quando sono deboli e isolati, oppure rompergli i coglioni, ritardare il più possibile i permessi e comunque rendergli la vita difficile. Capita quindi che solo qualche pistolero pronto all’autodifesa con le armi del proprio saloon, sfugga alle loro grinfie. E’ nota la strana sorte di un modernissimo e grande saloon costruito dalla comunità di un grande paese della costa dove però c’era un saloon di uno della famiglia dei grassi. Per trent’anni è stato tenuto chiuso con mille cavilli dall’organo di controllo. Appena il grasso proprietario del vecchio saloon si è trasferito a Las Vegas per iniziare un nuovo business con una sala giochi, il grande saloon pubblico supera tutti gli esami e viene finalmente inaugurato con pompa magna e con la presenza di diversi grassi proprietari. Quando si dice la combinazione.
Vito Signorile